domenica 28 settembre 2014

Beata Veronica da Binasco


Domani sarà un lunedì particolare: festeggeremo il santo patrono, la Beata Veronica Negroni, da Binasco appunto. Ecco perché in paese c'è stata oggi festa grande. Voi sarete contenti, saremo a casa da scuola...ma sapete chi era questa donna e perché è così venerata??

Può essere che ne sappiate più di me, che a Binasco sono arrivata da poco tempo....ma mi sono documentata un po'...e vi assicuro che quella della beata Veronica è proprio una vita cristiana da raccontare!



Qui di seguito vi lascio ciò che ho trovato dopo un'interessante ricerca. A scuola mi direte se sapevate altre informazioni o tradizioni sulla sua figura. Buona lettura e buona domenica!



Biografia
La Beata Veronica, che prima di prendere i voti si chiamava in realtà Giovanna, nacque nel 1445
nella cascina Cicognola di Binasco, dal padre Zanino e dalla madre Giacomina. Era una famiglia povera di beni materiali ma ricca di pietà e di valori. Il nome Giovanna le fu dato perchè a quei tempi Giovanni il Battista era molto venerato a Binasco, tanto che a lui era dedicata anche una cappella del castello dei Visconti.
Giovanna quindi crebbe e fu avviata al lavoro dei campi, come le altre contadinelle di quell'epoca, senza istruzione. Compiuti i 18 anni però lei, analfabeta, volle consacrare la sua vita a Gesù e diventare monaca. Ma il monastero delle Clarisse di Sant'Orsola in Milano non l'accolse e dovette tornare a lavorare.
Qualche anno dopo, tornò a Milano per lo stesso motivo, era decisa a seguire la sua vocazione e questa volta andò al monastero di S. Marta, dove le monache seguivano la regola di S.Agostino e ancora, poiché non sapeva leggere, le fu negato di entrare in convento.
Così, tornata a casa, oltre al lavoro nei campi e le faccende domestiche in casa di giorno, alla sera si dedicò con tutta sé stessa allo studio. Essendo sprovvista di una guida, il suo profitto era molto scarso....e sapete alla fine chi le arrivò in aiuto?
"Trionfo Beata Veronica" di G. Scuri -
Archivio Migliavacca - Chiesa parrocchiale di Binasco
Le apparve la Madonna che le insegnò ciò che doveva sapere per poter indossare il velo: le spiegò le tre virtù che avrebbe dovuto approfondire nella vita per arrivare a Dio, ossia la purezza, la penitenza e la Passione di Gesù.
Dopo alcuni anni, finalmente, Giovanna potè entrare in convento e, divenuta monaca a 22 anni, prese il nome di Veronica (come la donna che asciugò il volto di Gesù durante il suo cammino al Calvario).
La Tradizione della Chiesa ci racconta però che la sua vita monacale non fu facile, ma piena di dolori e tormenti provocati dal demonio, che addirittura ricorreva anche al lancio dei sassi o alle bastonate, lasciandola a terra, sfinita.
Ma la sua fede era così immensa e così pura che, spesso, le appariva Gesù stesso, con cui dialogava. Ebbe visioni di S.Giuseppe, di S.Agostino, del suo angelo custode e di altri angeli che spesso le portavano doni (fra cui la penna d'argento che ancora si conserva a Binasco).
E addirittura, data la sua forte devozione alla Santissima Eucaristia, una notte fu Gesù che le diede la comunione, direttamente dalla sua mano!
Una figura così non poteva stare nascosta per molto, nonostante fosse in convento, e difatti fu molto ammirata anche da grandi personaggi del suo tempo, come Ludovico il Moro, duca di Milano, e sua moglie Beatrice d'Este. Fu inviata a Roma per parlare al Papa di allora, Papa Alessandro VI, molto discusso per alcuni suoi comportamenti.

In convento seguiva penitenze e digiuni e questo non le fece avere un corpo forte davanti alle malattie. Proprio una malattia, la tisi, la portò alla morte il 13 gennaio del 1497, a 52 anni di età.

Particolare fu che lei aveva predetto la sua morte, dopo trent'anni di vita religiosa.
Il corpo della beata venne esposto nella chiesa del monastero e tutto il popolo giunse per venerarla. Inizialmente fu sepolta al convento, ma quando questo fu soppresso per ordine di Napoleone Bonaparte, le reliquie della beata Veronica vennero custodite dalla Curia di Milano. Solo dopo diversi anni vennero trasferite nella chiesa parrocchiale di Binasco, suo paese di origine.

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